Dopo House of Ashes, quest’oggi vogliamo condividere con voi la Recensione di The Devil in Me, l’ultimo episodio della prima Stagione della serie Horror The Dark Pictures Anthology, lanciato pochi giorni fa su PC e Console, con il quale ci siamo intrattenuti nella giornata di ieri su Twitch.
The Devil in Me Recensione
Se provenite dai precedenti episodi o se avete giocato titoli come The Quarry, sviluppato dagli stessi autori, allora conoscerete già il tipo di gioco, ispirato al celebre Until Dawn, nel quale dovrete compiere delle decisioni che risulteranno cruciali nello svolgimento della trama, e potrebbero mettere a rischio la vita dei protagonisti, portandovi di fronte a finali differenti. The Devil in Me è ispirato alla vita di un reale serial killer, vissuto negli Stati Uniti alla fine dell’800, noto per aver ucciso oltre 200 vittime, attirandole in una sorta di hotel, per poi torturarli ed ucciderli nei modi più disparati. Nel gioco una troupe decide di raggiungere un antico hotel situato in una remota isola, struttura dedicata proprio al suddetto omicida, dove girare un documentario, ma un semplice lavoro si trasformerà in un incubo per i protagonisti, i quali si troveranno a dover fuggire da un individuo che indossa la maschera del killer e si aggira per la magione in cerca di vittime da mietere.

La struttura è ricca di trappole mortali di ogni sorta, e come da tradizione non mancano all’appello scarejump pronti a far saltare dalla sedia il giocatore, seppure a nostro avviso piuttosto prevedibili, il cui spavento è più nel suono elevato che nella scena in sè. The Devil in Me si suddivide sostanzialmente in due fasi, nella prima dovrete camminare per la grande struttura nel cuore della notte, con la luce in dotazione, interagendo con tutto ciò che di brillante appare su schermo, da un semplice documento ad un dipinto che rivela un possibile futuro, nella seconda invece risolvere enigmi e fuggire dal pericolo premendo i tasti su schermo, tramite il cosiddetto Quick Time Event, il cui fallimento spesso porta alla morte, senza la possibilità di ripetere la sessione, dato che la storia prosegue anche in caso di morte, portandovi come anticipato ad un finale differente. Ogni decisione risulterà fatale, dalla più banale a quella riflessiva, lasciandovi un cerco tempo per rispondere. Da elogiare le varie opzioni di Accessibilità presenti nel titolo, le quali consentono di personalizzare l’esperienza rendendola più o meno ostica.

Sul fronte tecnico purtroppo ci sono alcune doverose criticità da segnalare. Nel corso della nostra giocata ci siamo imbattuti in diversi bug, da quello che causa l’improvvisa scomparsa dei tasti da premere in scene importanti, con l’inevitabile morte del personaggio, al passaggio del doppiaggio dall’italiano all’inglese, oltre un labbiale non sincronizzato con il parlato. Anche sul fronte animazoni il titolo non è poi così brillante, contrariamente al comparto grafico che appare minuzioso e dettagliato, sopratutto negli scenari. La longevità si attesta al di sotto delle 10 ore circa, tempo naturalmente estendibile qualora vogliate rigiocarlo per vedere tutti i finali possibili, o semplicemente ricercare ogni collezionabile e documento disseminato per lo scenario. The Devil in me fa paura? Una domanda piuttosto lecita ma personalmente riteniamo che sia ben lontano dal classico gioco horror che mette ansia al giocatore, è più un thriller che altro, poi naturalmente la cosa diventa soggettiva. Certo, resterete comunque in tensione in scene in cui bisogna premere tasti su schermo per non morire, specialmente trattenendo il respiro a tempo, ma tolto ciò The Devil in Me resta un degno finale di stagione per una delle saghe videoludiche più interessanti ed originali degli ultimi anni.