Recensione Virginia

Quando un gioco è basato su una storia vera bisogna dare molta importanza ai particolari come nel caso di Virginia, un walking simulator dove ci ritroviamo a camminare e interagire con oggetti e persone per tutta la durata dell’avventura, seguendo le orme di Dear Esther, Gone Home e molti altri.

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Il gioco inizia nei panni dell’agente Anne Tarver, la quale si ritrova di fronte allo specchio intenta a truccarsi in vista di un’importante discorso. Nei primi minuti di gioco faremo la conoscenza delle meccaniche ideate dai ragazzi di 505 Games, un walking simulator dove l’interazione è ridotta all’essenziale con dialoghi totalmente assenti come fossimo in un film muto con una colonna sonora che cresce e diminuisce a seconda della situazione nella quale ci ritroviamo.

Dopo aver ricevuto il distintivo tutti i presenti in sala spariscono restando soli sul palco con il suono di un respiratore proveniente dal registratore alle nostre spalle, interagendo con esso ci ritroviamo fuori la porta di un appartamento per poi entrare subito in esso e scoprire che la donna che dorme sul letto altri non è che la stessa Anne Tarver e da qui inizia il gioco vero e proprio, il quale giorno dopo giorno ci porterà a indagare sulla misteriosa scomparsa di un ragazzo con l’aiuto del partner Maria Halperin. 

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A differenza dei classici walking simulator dove camminiamo senza sosta esplorando l’ambiente circostante, in Virginia ci ritroveremo dalla nostra stanza all’auto fino ad un cafè locale da un momento all’altro, saltando scene superflue per focalizzare l’attenzione del giocatore sui punti salienti, evitando caricamenti lunghi e noiosi. Il gioco lascia spazio all’interpretazione del giocatore, con molti punti interrogativi su alcune vicende e sul finale stesso, costringendoci a giocare e rigiocare il titolo più volte (vista la breve durata dello stesso) per cercare di fare luce sulla vicenda.

Nessun enigma da risolvere, nemico da sconfiggere o sfide da superare, unica concessione che il team di sviluppo ha voluto fornire ai videogiocatori che decideranno di avventurarsi in Virginia, risiede nella presenza di collezionabili da raccogliere per sbloccare gli obiettivi. Più che gioco Virginia è un vero e proprio film d’animazione dove ci si ritrova a camminare negli scenari passando da uno all’altro senza preavviso, interagendo con le poche persone e oggetti disponibili.

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Virginia artisticamente parlando delizierà gli occhi di coloro che preferiscono il cell shading a texture più reali e dettagliate, il che dimostra di come il team di sviluppo non sia focalizzato molto sulla modellazione poligonale di oggetti o persone ma su una trama misteriosa quanto surreale, in grado di mescolare la realtà alla finzione e lasciando il giocatore per tutta la durata del titolo a domandarsi se alcune vicende sono reali o frutto della fantasia o dei sogni di Anne.

Un walking simulator bello da vedere quanto da ascoltare con una trama originale e interessante, peccato che l’interattività sia ridotta all’essenziale e che molti sono gli interrogativi lasciati in sospeso senza alcuna risposta donando troppa libertà di interpretazione al giocatore, il quale per avere spiegazioni sugli avvenimenti non può far altro che consultarsi con coloro che hanno terminato questa stramba avventura.