Dopo il lancio su PS4 e PC avvenuto diversi anni fa, The Game Bakers porta Furi anche su Nintendo Switch, ed oggi vogliamo condividere con voi la nostra Recensione.
Furi Recensione
Il gioco inizia nei panni di Furi, uno strano protagonista dalla folta chioma bianca e una lunga mantella rosso sangue, il quale si risveglia in ginocchio con le braccia bloccate da un macchinario per l’elettroshock, sorvegliato da una guardia che indossa 3 inquietanti maschere giapponesi le quali ricordano gli ONI.
Dopo la prima cutscene dovremo liberarci per vendicarci del trattamento subito, suonandole di santa ragione alla guardia che ci attende all’esterno dell’edificio, ed è qui che avremo il piacere di partecipare al primo e lungo scontro del gioco, suddiviso in due parti, nella prima apprenderemo i comandi base, nella seconda dovremo finire il nemico con le tecniche illustrate.
Furi non lascia spazio all’esplorazione quanto agli enigmi, un susseguirsi di boss fight in puro stile hack’n’slash, nel quale dovremo sconfiggere i guardiani che custodiscono la prigione, per poter fuggire da essa e tornare in libertà.
Gli scontri si svolgono in arene chiuse, sia il protagonista che gli avversari dispongono di molteplici barre vitali, per cui ogni scontro è abbastanza longevo, trattenendo il giocatore nell’arena per decine di minuti.
Il sistema di combattimento è strutturato con visuale isometrica, la quale ci consente di vedere sia la posizione del nemico che i colpi sferrati dallo stesso, indispensabile per poter sparare tramite lo stick analogico, nonostante i combattimenti avvengano in alcuni momenti tramite scontri ravvicinati, nei quali per pochi istanti, potremo utilizzare l’arma bianca per infliggere danni al nemico, sia tramite attacchi secchi che caricati.
Ogni scontro è suddiviso in varie parti, dove in ognuno di esse il sistema di combattimento muta, ci ritroveremo dal picchiare il nemico senza tregua utilizzando la spada, a difenderci in un cerchio ristretto dagli attacchi dell’avversario, con un combat system ripetitivo e frustrante.
Il potenziale del titolo risiede nei 60 FPS quasi stabili, i quali rendono i combattimenti fluidi e vivaci. Come siamo stati abituati in passato con Afro Samurai, il team di sviluppo ha deciso nuovamente di adoperarsi del Cell Shading come stile grafico in Furi, presentando colori vivaci e sgargianti eliminando quasi del tutto i contorni presenti nei modelli.
Anche il comparto audio è degno di nota, il quale si sposa alla perfezione con gli scenari proposti, peccato che il titolo non sia altro che un susseguirsi di Boss Fight, con le stesse identiche meccaniche, lasciando dell’amaro in bocca a coloro che si aspettavano di ritrovarsi un riscatto per il fallimento di Afro Samurai 2.
Tra una Boss Fight e l’altra ci ritroviamo a camminare per svariati minuti nei vasti scenari, con movimenti cosi lenti del protagonista da farci sbadigliare, in attesa di incontrare un nuovo nemico da sconfiggere e la storia si ripete.