Dopo il debutto su PC PS4 e Xbox One, Hellblade Senua’s Sacrifice approda anche nella realtà virtuale grazie ai visori Oculus Rift, HTC Vive e Playstation VR, ed oggi vogliamo condividere con voi la nostra Recensione, su gentile concessione del team Ninja Theory.
Hellblade Senua’s Sacrifice Recensione
Nel gioco vestiamo i panni di Senua, una fanciulla il cui destino è maledetto. Vissuta in segregazione per diversi anni per opera di suo padre Zynbel, il suo unico conforto era Dillion, un nobile spadaccino di cui era innamorata, ucciso brutalmente dai nordici.
Dopo l’assedio al suo villaggio, Senua decide di fuggire dallo stesso, recandosi nel territorio proibito dei nordici, un luogo dove l’incubo si fonde con la realtà, allo scopo di chiedere l’aiuto degli dei per riportare in vita il suo amato, offrendo se stessa come sacrificio.
Il gioco inizia a bordo di una piccola imbarcazione, dove ci viene narrata in parte la storia fino al raggiungimento della terra ferma, muniti di una spada.
La lunga e angusta prigionia, hanno portato Senua alla follia, e lo dimostra la continua presenza di voci femminili nella testa della protagonista, le quali ci accompagnano per l’intera durata dell’avventura.
Esplorando i luoghi nordici di Hellblade, è possibile imbattersi in delle speciali pietre, le quali ci consentono di ascoltare i consigli del defunto Druth o di sua madre Galena, sacrificata agli dei da parte di suo padre, perchè considerata una strega.
Per riportare in vita il suo amato, Senua dovrà accedere all’inferno nordico, sconfiggendo dei guardiani lungo il cammino.
Il gioco ci pone spesso di fronte a porte con simboli runici, le quali possono essere aperte solo dopo aver risolto degli enigmi ambientali, basati su prospettiva e giochi di luce. Ogni simbolo presente sulla porta, andrà dunque ricercato nell’ambiente circostante.
Nel corso dell’esplorazione è facile perdere la propria mente, con la presenza di portali magici in grado di cambiare la realtà, permettendoci di vedere le cose da una prospettiva differente, come ad esempio un passaggio che nella realtà non esiste.
Non mancano all’appello di tanto in tanto dei combattimenti rivolti a spezzare la monotonia di un gameplay ripetitivo in tutta la sua durata.
Gli scontri avvengono contro uno o più nemici, armati solo della nostra fidata spada, con la possibilità di ricorrere alle schivate per evitare di subire danni. Alla morte di Senua una parte del suo corpo viene ricoperto da una melma oscura che una volta giunta al volto segnerà il nostro gameover.
Ogni Boss è dotato di abilità uniche, portandoci a studiare la migliore strategia per avere la meglio. Grazie alla presenza di un’apposita abilità, è possibile a volte rallentare il tempo, per schivare al meglio i colpi degli avversari.
Sconfitte le divinità che impediscono l’accesso al mondo infernale, la difficoltà del titolo incrementa, ponendoci di fronte un numero maggiore di scontri ed enigmi, ma allo stesso tempo offrendoci un quadro più completo delle origini di Senua.
Di recente il team ha reso disponibile un aggiornamento gratuito per i possessori del gioco, il quale aggiunge il supporto VR, permettendoci di giocare l’intera avventura sempre in terza persona ma con la possibilità di guardarci attorno come fossimo realmente sul posto.
La scelta di mantenere una camera in terza persona durante le fasi di gioco è alquanto discutibile, contrariamente alle cutscene dove ci ritroveremo faccia a faccia con la protagonista e i suoi peggiori incubi, osservando il mondo che ci circonda come fossimo i narratori della storia.
Hellblade: Senua’s Sacrifice ci porta in un mondo illusorio della durata di 8 ore, tra follia e perdizione. A differenza dell’edizione uscita lo scorso anno, su Xbox One X il titolo offre la possibilità di decidere se optare per una Risoluzione maggiore (per gli amanti del 4K) o un Framerate migliore, abbassando lievemente i dettagli grafici.
L’assenza del doppiaggio italiano costringe coloro che non masticano la lingua estera a ricorrere ai sottotitoli per apprendere l’intrigata, misteriosa ed originale trama.
Eccelso in sceneggiatura, con una modellazione poligonale di tutto rispetto ed animazioni dettagliate, a dimostrazione di come il premio conferito alla protagonista come migliore recitazione sia decisamente meritato.