Recensione e Gameplay per AI LIMIT

AI LIMIT Recensione: Soulslike Anime da non lasciarsi sfuggire

AI LIMIT non è un semplice action RPG in salsa soulslike. È una dichiarazione d’intenti, un’opera che cerca di ritagliarsi un’identità forte all’interno di un genere ormai affollatissimo. Sviluppato da SenseGames con il supporto del China Hero Project di Sony, il titolo si presenta come una fusione elegante e disturbante tra cyberpunk decadente e dark fantasy contaminato, in un mondo che ha perso la sua umanità e cerca disperatamente di ricordarla.

Una protagonista in cerca di risposte

Al centro di tutto c’è Arrisa, una guerriera potenziata dal passato frammentato, lanciata in una missione tanto intima quanto epica: scoprire cosa è andato storto, in un mondo in rovina dove la tecnologia ha divorato la carne e la coscienza è diventata un’eco tra le rovine. Non siamo davanti a un’eroina salvifica nel senso classico: Arrisa è una sopravvissuta, un enigma ambulante che affronta città collassate, strutture industriali fatiscenti e creature biomeccaniche degne dei peggiori incubi digitali.

Atmosfera e ispirazioni

L’influenza di titoli come Nier: Automata e Bloodborne è evidente, ma AI LIMIT non si limita a riproporne i toni: li filtra, li distilla, e li reinventa. La direzione artistica è forse uno degli aspetti più riusciti del gioco: ogni ambientazione racconta una storia di decadenza, ogni nemico sembra uscito da un laboratorio impazzito tra carne e silicio. Il tutto è sorretto da un uso sapiente della luce, con neon freddi e bagliori sintetici che contrastano con la desolazione degli scenari.

Gameplay: familiare ma fluido

Se sei abituato ai soulslike, ti sentirai subito a casa, ma con qualche gradita sorpresa. AI LIMIT prende la struttura classica del genere e la rende più fluida e moderna. Gli scontri sono intensi, sì, ma meno punitivi rispetto a un Sekiro o a un Dark Souls: le schivate sono reattive, le combo scorrono veloci e la curva di apprendimento è meno verticale. Il focus è sull’agilità, sulla lettura dei pattern nemici e sulla capacità di adattarsi al volo.

Il sistema di combattimento si basa su armi intercambiabili, abilità sbloccabili e modificatori energetici che offrono un’ampia varietà di approcci. Vuoi affrontare i nemici con velocità e controllo dell’area? Hai gli strumenti per farlo. Preferisci puntare su potenza pura e attacchi pesanti? Puoi farlo altrettanto bene. Il gioco ti incoraggia a sperimentare, a trovare il tuo ritmo e a padroneggiare ogni stile.

Un’anima strategica nascosta dietro il dinamismo

Nonostante la fluidità, AI LIMIT non dimentica di premiare la strategia e la pazienza. Le boss fight sono complesse, spesso strutturate su più fasi, con nemici che mutano comportamento man mano che la battaglia si evolve. Aggiungi a questo la gestione dell’energia residuale – una risorsa che puoi assorbire dai nemici abbattuti e canalizzare in attacchi speciali o abilità difensive – e capirai che sotto la superficie scorre un’anima tattica tutt’altro che banale.

Level design e struttura

Il mondo non è un open world tradizionale, ma una rete di macroaree interconnesse, attraversabili con scorciatoie e punti di teletrasporto che ricordano l’approccio di Bloodborne. La progressione è semi-lineare, con spazi dedicati all’esplorazione e altri più focalizzati sul combattimento. Il bilanciamento è ben gestito: il gioco ti mette alla prova, ma non ti spezza. I checkpoint sono posizionati con intelligenza e ti permettono di affrontare le sfide senza il peso della frustrazione continua.

Narrazione implicita: un puzzle da decifrare

Sul fronte narrativo, AI LIMIT adotta un approccio ermetico e frammentato. Non ci sono spiegoni o cutscene ridondanti: tutto è affidato a dettagli ambientali, testi nascosti, frammenti di dialogo. È un racconto che si svela lentamente, a chi ha voglia di scavare e mettere insieme i pezzi. Questo stile affascinerà chi ama le trame criptiche, ma potrebbe spiazzare chi preferisce una narrazione più lineare.

Prestazioni tecniche e comparto audiovisivo

Sul piano tecnico, AI LIMIT si comporta in modo solido: il frame rate regge anche nelle situazioni più concitate, le animazioni sono fluide, e l’Unreal Engine valorizza ogni riflesso metallico, ogni luce al neon, ogni particella sospesa nell’aria. Le cutscene, seppur rare, sono esteticamente notevoli, e la colonna sonora – sospesa tra elettronica malinconica e tensione latente – accompagna perfettamente l’atmosfera generale.

AI LIMIT non vuole rivoluzionare il genere, ma lo onora con rispetto e personalità. È un gioco pensato per chi cerca una sfida ragionata, un mondo immersivo e una direzione artistica forte. Non è perfetto, e forse alcuni elementi andranno limati nel tempo, ma il potenziale è evidente. Per gli amanti del cyberpunk oscuro, dei combattimenti tecnici e delle storie da ricostruire pezzo dopo pezzo, AI LIMIT è un’esperienza che vale la pena vivere.