Nintendo blocca le catturare nell'app Today

Switch 2 bannata a vita per un nick volgare

Un nuovo episodio di ban permanente ha scatenato accese discussioni tra i fan Nintendo: un utente ha rivelato su Reddit di aver visto la propria Switch 2 disattivata a vita per aver scelto come nickname “Twink Link”. Una vicenda che si discosta dai tradizionali provvedimenti contro hacker o truffatori, coinvolgendo invece un giocatore apparentemente innocuo, colpevole solo di aver combinato due parole cariche di significato.

Nintendo banna a vita una Switch 2 per un nick offensivo

Dopo aver contattato il supporto ufficiale, l’utente ha ricevuto conferma che si tratta di un ban definitivo dell’hardware, senza possibilità di ricorso. La console, dunque, non potrà più accedere all’eShop, scaricare aggiornamenti, usufruire del cloud per i salvataggi né leggere le cartucce Game-Key, la nuova forma fisica dei giochi per Switch 2. Resterà utilizzabile solo in modalità offline e locale, ma completamente isolata dal mondo digitale Nintendo.

Il motivo? Nessuna spiegazione chiara. Tuttavia, molti utenti ipotizzano che la causa sia la combinazione delle parole “Twink” e “Link”. Il termine “twink” è usato nella cultura LGBT per descrivere un ragazzo giovane, magro e dai tratti delicati. Accostato a “Link”, il celebre protagonista di The Legend of Zelda, potrebbe essere stato interpretato da Nintendo come una sessualizzazione non autorizzata di un personaggio iconico, contraria alla sua immagine pubblica e ai termini d’uso.

Il caso sta suscitando forti reazioni nella community, tra chi accusa Nintendo di censura e chi difende l’azienda nel suo intento di mantenere un ambiente “family-friendly”. Al centro della questione c’è l’approccio severo della casa di Kyoto: non viene bannato l’account dell’utente, ma direttamente la console fisica. Questo significa che, pur potendo recuperare il proprio profilo su un nuovo dispositivo, il giocatore dovrà comprare una nuova Switch 2 per tornare a utilizzare i servizi online.

Non è la prima volta che Nintendo adotta questa strategia: è già accaduto in passato con utenti che avevano modificato il sistema operativo o installato software non autorizzati. Tuttavia, stavolta non ci sono prove di violazioni tecniche, e il ban sembra derivare esclusivamente da una questione di nomenclatura.

La vicenda apre un dibattito più ampio: fino a che punto può spingersi una società nel controllare l’identità virtuale dei suoi utenti? E dove si traccia il confine tra tutela del brand e limitazione della libertà d’espressione? Per ora, Nintendo non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sul caso specifico. Ma una cosa è certa: la scelta del nickname, sulla nuova Switch 2, non è più una semplice formalità.