Atari, storica casa di videogiochi, è fallita: l’impresa di videogamei, nella quale negli anni settanta lavorava anche un certo Steve Jobs, ha chiesto il “chapter 11” al tribunale di NewYork, ossia l’amministrazione controllata.
E’ stata quindi messa la scritta “Game Over” su Atari dopo quarant’anni dalla sua nascita, un brand che ha dato la luce a giochi epici come Pong, Asteroids, Centipede.
Grazie proprio ad Atari ed alla sua scatola nera con due Joystick e collegati al televisore, si deve la diffusione dei primi videogiochi nelle camere di molti giovani in tutto il mondo.
Un successo degli anni ’80 fu la console Atari 2600, che superò i 30 milioni di esemplari venduti, ma dagli anni ’90 incominciò un lento ed inesorabile declino per l’azienda, in seguito alla forte concorrenza della Playstation della Sony e della Sega.
L’azienda nel corso degli ultimi anni ha cercato di entrare nel mondo delle app su smartphone e tablet, ma con scarso successo.
L’azienda madre, la francese Atari SA, quotata alla Borsa di Parigi, non registra un utile da ormai 14 anni anni: l’ultimo fu nel lontano 1999.
La divisione statunitense ha quindi chiesto di accedere alla procedura fallimentare con la speranza di trovare nuovi possibili investitori che possano rilanciare un brand storico nel comparto dei giochi.
“La richiesta di Chapter 11 costituisce l’opzione strategicamente più valida per le attività americane di Atari…per sbloccare tutto il potenziale di redditività dell’azienda, finora non espresso sotto il controllo di Atari SA”: questo una parte del comunicato della divisione americana.
Ed è anche quello che si augurano tutti i video gamers.