Intervista a Valentina Testa

Noi di mondo manga oltre a parlarvi di cartoni di veccia generazione, videogiochi, anime e manga, siamo lieti di intervistare autori, insegnanti ecc sulle loro opere o lavoro che svolgono per il paese del sol levante. Oggi è il turno di Valentina Testa, autrice del libro Kawaii Art.

 

1. Come prima domanda e per soddisfare la curiosità dei nostri lettori, cosa si intende per Kawaii in Giappone?

2. Il termine Kawaii potrebbe essere italianizzato nel nostro paese?

Kawaii in italiano potrebbe essere tradotto con “carino”… anzi “cariiiiino” da pronunciare con vocina artefatta e tenera accompagnata da occhioni languidi e giganti come quelli dei personaggi femminili tipici degli shojo manga, o gli occhioni dell’irresistibile gatto con gli stivali di Shrek.

Per i giapponesi il concetto di kawaii, termine derivante dalla parola “kawayui”, nata negli anni ’70 e indicante all’epoca un tipo di scrittura tondeggiante decorata con cuoricini e stelline utilizzata da ragazze adolescenti, si è esteso ad una vera e propria estetica, una cultura, uno stile di vita e a una profusione di gadget cute.

Il kawaii è ormai parte integrante della società, e non è raro sentire la parola kawaii uscire dalla bocca di un adulto per indicare qualcosa di tenero, un cucciolo ad esempio. In fin dei conti è normale che sia così in un paese in cui perfino i cartelli stradali contengono illustrazioni buffe e immagini divetenti atte a spiegare un divieto o un pericolo.

 

3.Quando ti sei avvicinata per la prima volta al mondo del paese del sol levante?

Sinceramente?! Non ho memoria di questo, è un po’ come se fosse così da sempre. Non ricordo di aver sentito scoccare la scintilla, questa scintilla è come se fosse nata con me.

Potrei ipotizzare che essendo nata negli anni ’80, i “cartoni animati” del pomeriggio di Italia 1 abbiano avuto una grossa influenza su di me che fin da bambina adoravo Mila e Shiro, Mimì e la nazionale di pallavolo, Holly e Benji (naturalmente ero innamorata di Mark Lenders…).

Per noi nati in quegli anni, Bim Bum Bam è un ricordo magico… e mi sorprendo sempre che lo sia anche per chi in realtà non ha particolare interesse per il Giappone, ma che quando sente la sigla di Lady Oscar ad esempio, si entusiasmi come quando era bambino. Gli anime di quegli anni avevano un potere magico nascosto, qualcosa che univa i bambini allora e che unisce gli adulti più disparati oggi. Forse sono stati loro a fare la magia…

 

4.Cosa ti ha colpito del Giappone e di tutto ciò che è legato a quello che molti di noi considerando il paese dei balocchi?

La domanda giusta sarebbe “cosa NON ti ha colpito…” in realtà di un paese simile ti colpisce tutto, è inevitabile. Però se dovessi usare un aggettivo solo direi: la fantasia. La fantasia nell’unire il tradizionale al contemporaneo, non solo nel farli convivere ma addirittura nell’inventare oggetti meravigliosi che prendono spunto dall’antico per adornare il contemporaneo, come dimostra l’infinito numero di oggetti di merchandising dei cartoons che proviene da quel paese oppure la fantasia che li fa dei giapponesi dei veri e propri visionari tecnologici, la fantasia nella creazione di opere d’arte che sembrano (sembrano!) non prendersi tanto sul serio… Insomma quale altro popolo avrebbe avuto il genio e la superiorità di rispondere al dramma della bomba atomica con Godzilla?! Solo i giapponesi…

 

5.Sei mai stata in Giappone? Se si puoi raccontarci la tua esperienza in merito

Si, ci sono stata. Ma è stata una di quelle (troppo) rapide follie giovanili che da anziana ti ricorderai scuotendo la testa con il sorriso sulle labbra. Sono stati davvero pochi giorni molto intensi e ovviamente non mi sono mossa da Tokyo per mancanza di tempo e per gli Yen contati fino all’ultimo. Se non fossi stata attenta mi sarei ritrovata a non poter tornare a casa, con una madre inferocita dall’altra parte del globo che manda somme di denaro tramite Western Union… Inutile dire che mi è sembrato un sogno passeggiare per Shibuya, alzare gli occhi al cielo e non vedere la fine dei grattacieli, mangiare il sushi (quello vero!!!), fare la spesa in un konbini per cenare low cost, è inutile dire che lo rifarei subito. Anche se adesso sinceramente preferisco progettare per bene un viaggio da vivere con molta più calma per vedere Tokyo come merita, Kyoto ei suoi templi, Osaka e le sue vie dello shopping, Nara… per vivere l’esperienza di dar da mangiare ai suoi cerbiatti invadenti, e vorrei anche fare una tappa riflessiva a Hiroshima. Il Giappone è un paese che probabilmente non si riuscirebbe a visitare bene nemmeno avendo un anno di tempo…

 

6.Quale è il tuo anime e manga preferito? Puoi motivarci la tua scelta?

Uh questa è una domanda difficilissima… guarda al limite posso sceglierne tre e con molta difficoltà!

Uno dei tre è sicuramente l’anime di Sailor Moon, un classico che sta sempre nel cuore… Poi, sia il manga che l’anime di Ranma ½ a cui sono affezionatissima e che mi fa ridere tantissimo. Spenderei una parola sul fatto che metto a parimerito il manga e l’anime perché nonostante l’anime sia forse il più gettonato, anche leggendo il manga ti ritrovi a ridere da solo, quindi magari sarebbe saggio leggerlo… ma non leggerlo in luogo pubblico per non passare per matti 😉

Infine… qualcosa di più attuale… (Valentina si gira a contemplare la libreria in cerca di un’illuminazione) direi praticamente tutta la produzione di Ai Yazawa, che grazie alla quasi totale assenza di clichè ha una marcia in più rispetto a molte mangaka. Il più conosciuto è l’infinito Nana ma se dovessi scegliere sarebbe una dura lotta tra Gokinjo Monogatari e Paradise Kiss che ti fanno venire una gran voglia di dare vita a qualcosa di bello con le tue mani, ti trasmettono una creatività incredibile.

 

7.Cosa diresti a un ragazzo o una ragazza italiana che vuole dedicarsi alla realizzazione di manga, anime, libri generici o altro legato al paese del sol levante?

Direi che non è affatto impossibile e che l’elemento che distingue chi ce la fa, da chi non ce la fa è il provarci senza imbarazzo o senza sentirsi una mosca bianca. Ognuno ha un talento e credo si debba indirizzare la propria produzione su quello. Mi spiego: io ogni tanto provo a disegnare, almeno una volta all’anno mi metto davanti a un foglio e inizio a “creare”. Dopo due ore guardo il risultato e inorridisco. Lo faccio almeno una volta all’anno… così mi ricordo il motivo per cui ho prodotto Kawaii Art e non un libro illustrato!

Scherzi a parte, credo davvero che dentro ognuno di noi si nasconda un talento e una propria inclinazione ed è importante assecondarli per creare qualcosa di personale e di assolutamente unico.

Chi vuole illustrare, creare un graphic novel, inventare un personaggio… secondo me dovrebbe spaziare il più possibile senza focalizzarsi necessariamente sul manga perché guardando la produzione di artisti italiani è evidente come ognuno abbia trovato la propria strada al di là di tutto.

Lo stesso vale per la scrittura, la saggistica ad esempio ha delle regole abbastanza definite che è importante seguire, ma l’idea è la tua, le ricerche sono le tue e le parole che prendono vita una dopo l’altra sul foglio sono solo le tue e sono uniche.

 

8.Quando e come è nata l’idea di scrivere questo interessante libro dedicato all’arte del Kawaii?

9.Hai trovato difficoltà nel farlo? Se si quali?

Kawaii Art in realtà è di nazionalità spagnola: è nato a Barcellona mentre vivevo e studiavo lì grazie al progetto Erasmus, ed è… la mia tesi di laurea! Vedi… io mi sono iscritta in Accademia dopo tre anni dal diploma, dopo averci pensato un bel po’ e forse grazie a questa riflessione sono poi riuscita a indirizzare buona parte della produzione di quei tre anni su cose che mi appassionavano, ad esempio alcune delle foto contenute in Kawaii Art sono dei progetti per degli esami, e la stessa tesi è stata ragionata con la mia insegnante di storia dell’arte moderna per poter fare ricerca su argomenti di mio interesse senza cadere nella noia di una classica tesi monografica. Il resto è venuto da sé: a Barcellona proprio in quei mesi (quando si dice il fato…) era in corso una mostra sul Kawaii presso la Fondazione Mirò e da cosa nasce cosa…

Non ho incontrato particolari difficoltà, a parte articoli interamente scritti in giapponese, lingua che non ho ancora  avuto il tempo di imparare… e in quel caso davvero ho messo in atto “l’arte di arrangiarmi”.

Un’altra difficoltà l’ho incontrata in effetti, ma era di tutt’altra natura… ero una studentessa Erasmus in una città fantastica e piena di cose da fare e da vedere, una città in cui la movida notturna è famosa in tutto il mondo… c’è da aggiungere altro?! 😉

 

10.Illustraci la tua persona e il tuo fantastico progetto 🙂

Uh è tantissimo tempo che non mi si chiede di illustrare la mia persona… questa è la domanda più difficile di tutte! Così su due piedi posso dire di essere “una ragazza allegra, semplice e solare”… no non è vero, scherzavo… in realtà rimango abbastanza perplessa quando leggo descrizioni simili che dicono tutto e niente…

Io credo di essere una persona abbastanza solitaria, ma che a lungo andare soffre la solitudine. Mi piace poco parlare ma molto ascoltare, mi piace circondarmi delle solite poche persone che adoro e che sono rodate al mio carattere (di sicuro non semplice e non sempre solare! ;-).

Se dovessi dire tre cose “quotidiane” che adoro sarebbero i gatti, la pizza e The Big Bang Theory; invece tre cose che mi disturbano: i kiwi, il freddo e i tappeti. Lo so, sono strana.

Per quello che riguarda il mio progetto… bè per cominciare spero che Kawaii Art venga apprezzato come esordio in un modo su cui ci sarebbe ancora tanto da dire. Poi tra qualche mese credo uscirà anche il mio secondo saggio, sempre edito da Tunué, dedicato alla moda Lolita (più conosciuta come Gothic Lolita) e spero che il pubblico Lolita italiano, che so essere molto esigente, possa dare una chance al mio libro che vorrebbe far comprendere quel meraviglioso mondo fatto di pizzi e merletti anche a chi non lo conosce e non l’ha mai preso in considerazione.

Per il resto ho il mio lavoro di adattatrice manga con J-Pop e ho in cantiere alcuni progetti top secret, alcuni dei quali nati dai sogni e dagli incubi che mi attanagliano tutte le notti. Lo so, sono strana 😉

 

 

Grazie per quest’opportunità e per la vostra gentilezza.

Valentina