Altheia: The Wrath of Aferi è un’esperienza videoludica che riesce a coniugare in modo straordinario narrazione emotiva, esplorazione ambientale e combattimenti cooperativi, proponendo un’avventura fantasy che lascia il segno. Chiaramente influenzato dall’estetica e dalla sensibilità di Studio Ghibli e Studio Chizu, il gioco sviluppa un universo che incanta per la sua bellezza decadente e commuove per la profondità delle sue tematiche.
Il giocatore veste i panni di Lili, una ragazza ribelle e segnata dalla perdita della madre, che si ritrova coinvolta in un viaggio non scelto ma necessario, al fianco di Sadi, un giovane Monaco deciso a ricostruire il legame perduto tra i Guardiani e il loro ordine. Il mondo in cui si muovono, Atarassia, è visivamente affascinante e spiritualmente ferito, corrotto da una forza oscura conosciuta come il Void. Ogni area è progettata per suscitare un’emozione precisa: meraviglia, inquietudine, malinconia.
L’esplorazione dei templi caduti, dei santuari abbandonati e dei dungeon infetti è scandita da puzzle complessi e minacce costanti, dove la collaborazione tra Lili e Sadi non è solo consigliata, ma obbligatoria. Ogni personaggio ha un ruolo definito: Lili eccelle nel combattimento ravvicinato, mentre Sadi impiega abilità spirituali e magie rituali. La loro sinergia è il nucleo del gameplay, che non si limita all’azione ma si estende all’interazione emotiva e alla risoluzione ambientale.

I boss fight rappresentano momenti di grande intensità: creature imponenti, spesso simboliche, mettono alla prova sia le capacità tecniche che l’affiatamento tra i protagonisti. Il gioco invita costantemente a ragionare in tandem, ad alternarsi e combinare abilità, evitando ogni sensazione di ripetitività grazie a sfide sempre diverse e una progettazione dei dungeon ispirata.
Ma ciò che distingue Altheia dalla massa è il modo in cui intreccia il gameplay all’introspezione. I due protagonisti non evolvono solo attraverso le meccaniche di gioco, ma anche attraverso i dialoghi, i flashback e le scelte narrative. Il tema del lutto è trattato con una delicatezza rara nel medium: non è solo dolore, ma occasione di rinascita. La crescita di Lili e Sadi è credibile, toccante, e lascia il giocatore con riflessioni sincere su fiducia, eredità e accettazione di sé.
Lo stile artistico, poi, è uno dei punti di forza assoluti: ogni scorcio, ogni rovina invasa dal Void, ogni spirito in attesa di liberazione racconta visivamente una parte della storia. Le animazioni, i giochi di luce, la palette cromatica calda e drammatica, costruiscono un’atmosfera unica e coerente. Anche il sonoro, con musiche evocative e minimali, accompagna perfettamente il tono dolceamaro del racconto.

Tuttavia, Altheia non è esente da difetti. L’assenza di un vero supporto per il single player può scoraggiare chi desidera affrontare l’avventura da solo: il gioco è costruito intorno alla cooperazione, anche nella modalità offline, e non offre una gestione autonoma efficace dei personaggi quando si è senza partner umano. Inoltre, la telecamera in spazi angusti mostra limiti, rendendo alcuni scontri confusionari. Infine, nelle fasi di esplorazione libera, la narrazione perde a tratti mordente, creando brevi momenti di disconnessione emotiva.
Altheia: The Wrath of Aferi è una gemma rara: un videogioco che parla al cuore e alla mente, che sfida il giocatore tanto nei riflessi quanto nell’empatia. Con una direzione artistica incantevole, una narrazione toccante e meccaniche cooperative fresche e ben integrate, rappresenta una delle esperienze più coinvolgenti e poetiche degli ultimi anni. Non perfetto, ma profondamente sincero, è un titolo che merita di essere vissuto, condiviso e ricordato.