The Precinct non è il classico sandbox criminale a cui il videogiocatore moderno è abituato. Qui, al posto di rubare auto e seminare il panico, si pattuglia la città, si risponde alle chiamate d’emergenza e si cerca giustizia in una metropoli che sembra uscita direttamente da un film poliziesco degli anni ’80. Lontano dai cliché del genere, il titolo propone un’esperienza profondamente diversa e immersiva, capace di offrire una prospettiva inedita sul crimine digitale.
The Precinct Recensione
Nei panni del giovane agente Nick Cordell Jr., ci si ritrova a muovere i primi passi in una città chiamata Averno City, un agglomerato urbano immaginario che pulsa di vita propria. Ogni angolo nasconde un evento, ogni turno di pattuglia può trasformarsi in un’operazione ad alto rischio o in un’indagine minuziosa. La città è dinamica, viva, costantemente in movimento, con crimini generati proceduralmente che offrono varietà continua e la sensazione autentica di essere parte integrante di un sistema complesso e imperfetto.
L’atmosfera è uno degli elementi più riusciti di The Precinct: pioggia battente, luci al neon, sirene in lontananza e un sottofondo radiofonico che scandisce il tempo come in un poliziesco d’altri tempi. Ma non è solo estetica: il gioco propone una profonda interazione con l’ambiente urbano, permettendo di affrontare ogni situazione in più modi. Interventi a piedi, inseguimenti in auto, raccolta di indizi, interrogatori e decisioni morali da prendere sul campo si fondono in una struttura sandbox che valorizza la libertà, senza mai trasformare l’azione in anarchia.
Il gameplay, sebbene ambizioso, mostra però alcune fragilità. La guida dei veicoli appare imprecisa, con una fisica poco curata che rende difficile trasmettere realismo durante gli inseguimenti. Anche gli scontri a fuoco faticano a restituire il giusto impatto, con armi che sembrano leggere e animazioni che mancano di peso e dinamismo. In compenso, le fasi investigative rappresentano il vero cuore dell’esperienza, offrendo momenti di calma riflessiva e costruzione narrativa.
La trama principale ruota attorno al passato del protagonista e alla misteriosa morte del padre, ex poliziotto, ma non riesce sempre a mantenere alta la tensione. Una sottotrama legata a un serial killer cerca di alzare il livello della scrittura, ma il doppiaggio altalenante e una certa piattezza nei dialoghi finiscono per indebolire l’impatto emotivo. Anche i personaggi secondari risultano funzionali ma poco memorabili, lasciando spazio quasi esclusivamente all’azione e all’ambiente come principali protagonisti.
Graficamente, The Precinct adotta uno stile isometrico che richiama le origini del genere, ma con una cura particolare per illuminazione, riflessi e palette cromatica. Alcuni scorci notturni, con le strade bagnate e i lampioni accesi, sono capaci di evocare suggestioni visive molto forti. Tuttavia, l’aspetto tecnico non è esente da problemi: si notano rallentamenti, glitch occasionali e comportamenti non sempre credibili da parte degli NPC.
Nel complesso, The Precinct è un progetto coraggioso e fuori dagli schemi, che tenta di ridefinire il concetto di sandbox urbano attraverso l’occhio della legge. Non è un gioco perfetto, né completamente rifinito, ma rappresenta un’alternativa affascinante ai soliti paradigmi, ideale per chi è alla ricerca di un’esperienza meno scontata, dove la tensione non nasce dal caos, ma dal peso della responsabilità.