Recensione e Gameplay per The Phantom

The Phantom Recensione: Beat ‘Em Up che porta il fumetto nel Gaming

Quando si parla di icone del fumetto, The Phantom di Lee Falk occupa un posto speciale nel cuore di molti appassionati, me compreso. Le sue avventure mi hanno accompagnato sin dall’infanzia, ispirando la mia immaginazione e alimentando la mia passione per il mondo dei comics. Per questo, l’annuncio di un beat ‘em up dedicato al leggendario eroe mascherato da parte di Art of Play mi aveva riempito di entusiasmo. Purtroppo, l’esperienza di gioco si è rivelata ben lontana dalle aspettative.

Un’icona del fumetto che meritava di più

L’idea di base è affascinante: un viaggio epico in stile arcade in cui The Phantom e Diana si lanciano alla ricerca del loro figlio rapito, affrontando la pericolosa Singh Brotherhood. Le ambientazioni promettono varietà, spaziando dall’Africa all’India fino alle strade di New York. Tuttavia, il modo in cui la storia viene raccontata lascia molto a desiderare. Le cutscene sono semplici immagini statiche prive di animazione o doppiaggio, risultando poco coinvolgenti e incapaci di trasmettere l’epicità delle avventure del Fantasma che Cammina.

Se c’è un aspetto in cui The Phantom brilla, è sicuramente la sua direzione artistica. Il design delle ambientazioni sembra uscito direttamente da una tavola di fumetto, con dettagli curati e colori vivaci che rendono omaggio alle origini del personaggio. Tuttavia, questa bellezza visiva viene compromessa da animazioni poco fluide e movimenti legnosi, che rendono il combattimento meno appagante di quanto dovrebbe essere.

Un’idea affascinante ma mal realizzata

La colonna sonora parte con il piede giusto, accompagnando bene l’azione iniziale con tracce d’atmosfera. Purtroppo, la ripetitività dei brani si fa presto sentire, rendendo l’esperienza sonora monotona e priva di quel dinamismo che ci si aspetterebbe da un titolo d’azione.

Ma il vero tallone d’Achille del gioco è il gameplay. I beat ‘em up devono offrire combattimenti fluidi, responsivi e soddisfacenti, ma The Phantom inciampa in tutti questi aspetti. I comandi risultano imprecisi, i colpi mancano di impatto e il bilanciamento dei nemici è discutibile: troppi avversari richiedono un numero eccessivo di colpi per essere sconfitti, trasformando ogni scontro in un tedioso esercizio di button mashing. Le mosse speciali, che dovrebbero aggiungere varietà all’azione, funzionano in modo incostante e raramente risultano utili nelle situazioni più critiche.

Sonoro ripetitivo e gameplay frustrante

Le sezioni di inseguimento avrebbero potuto dare un tocco di varietà all’esperienza, ma finiscono per risultare ancora più frustranti a causa di controlli macchinosi e indicatori poco chiari. In particolare, la sequenza in barca si rivela un incubo di design, con colpi che non vengono registrati e un sistema di feedback confuso. Anche la gestione dei salvataggi è problematica: nonostante l’apparente presenza di un autosave, mi sono trovato più volte a dover ripetere intere sezioni senza un motivo apparente.

A peggiorare il tutto ci sono numerosi bug che minano ulteriormente l’esperienza. Tra hitbox imprecise, rallentamenti inspiegabili e crash occasionali, è difficile ignorare la sensazione di un prodotto poco rifinito. Art of Play ha dimostrato un certo rispetto per l’eredità di The Phantom, ma il risultato finale non rende giustizia al personaggio.

Un’occasione sprecata

The Phantom avrebbe potuto rappresentare un degno ritorno per l’eroe in viola, ma si presenta come un’occasione sprecata. Nonostante l’eccellente direzione artistica e una colonna sonora con qualche spunto interessante, il gioco è afflitto da problemi che ne compromettono il divertimento. Anche per i fan più affezionati, è difficile giustificare l’acquisto di un titolo che non riesce a offrire un’esperienza di gioco davvero coinvolgente. Forse il Fantasma che Cammina merita un’altra chance, ma questa non è la sua rinascita che speravamo di vedere.