Star Wars: Bounty Hunter è uno di quei titoli che, pur non essendo un capolavoro all’epoca della sua uscita nel 2003, ha comunque lasciato il segno nel cuore dei fan di Star Wars. Vent’anni dopo, grazie agli sforzi di Aspyr, il gioco torna in versione rimasterizzata per le console moderne. Ma come si comporta oggi questo titolo, che ci riporta ai tempi d’oro della PlayStation 2 e del GameCube?
Star Wars Bounty Hunter Recensione
Il gioco ti mette nei panni di Jango Fett, il cacciatore di taglie mandaloriano il cui DNA è stato utilizzato per creare l’intero esercito di cloni. La trama si sviluppa prima degli eventi di Star Wars: Episode II – Attack of the Clones e vede Jango coinvolto in una caccia mortale, orchestrata in realtà da Darth Tyranus (alias Conte Dooku) per trovare un guerriero abbastanza abile da diventare la fonte per l’esercito di cloni. Nonostante la narrativa possa sembrare semplice secondo gli standard odierni, rimane una piacevole immersione nell’universo di Star Wars, con un buon mix di intrighi e azione.
Il cuore di Bounty Hunter è rimasto invariato: un gioco d’azione in terza persona con sezioni platform e una forte enfasi sul combattimento. Aspyr ha fatto un buon lavoro nel portare questo classico sulle console moderne, migliorando il comparto grafico con texture più nitide e una risoluzione più alta, senza però snaturare l’estetica originale. I controlli sono stati rimappati per essere più intuitivi, e il framerate stabile rende l’esperienza complessiva più fluida.
Tuttavia, il gameplay mostra chiaramente i segni del tempo. Le meccaniche di combattimento, pur funzionando, sono basilari e a volte ripetitive. I nemici si comportano secondo un’IA piuttosto datata, con schemi prevedibili e poca varietà nelle tattiche. Questo, unito a un sistema di lock-on che a volte fa cilecca, può rendere le battaglie meno avvincenti di quanto potrebbero essere.
Una delle caratteristiche distintive di Bounty Hunter è la possibilità di cacciare taglie in ogni livello. L’idea di poter catturare o eliminare criminali ricercati durante le missioni aggiunge uno strato di profondità al gameplay, ma la sua implementazione lascia a desiderare. Scansionare ogni nemico per identificare i bersagli diventa presto un processo tedioso, che interrompe il ritmo dell’azione. Sebbene si possa ignorare questa meccanica, farlo significa perdere una parte importante dell’esperienza di gioco, che però risulta più frustrante che gratificante.
I sei capitoli del gioco, ciascuno suddiviso in tre livelli, offrono un’esperienza di gioco che si fa progressivamente più impegnativa. Il design dei livelli è tipicamente “vecchia scuola”, con sezioni di piattaforme che richiedono precisione e intuizione, senza l’aiuto di minimappe o indicatori di missione. Questo può risultare stimolante per chi apprezza un certo grado di sfida, ma allo stesso tempo può scoraggiare i giocatori meno pazienti, soprattutto quando si tratta di affrontare nemici piazzati in modo astuto dietro angoli o in aree elevate.
Star Wars: Bounty Hunter Remastered è, nel complesso, un tuffo nostalgico nell’universo di Star Wars che i fan di lunga data potranno apprezzare. Tuttavia, nonostante il buon lavoro di Aspyr nel riportare il titolo alla luce, resta un prodotto fortemente legato al suo tempo, con tutte le limitazioni che ne derivano. Se sei un fan della saga o hai giocato al titolo originale, questa remaster ti offrirà una piacevole occasione per rivivere le avventure di Jango Fett. Se invece cerchi un’esperienza d’azione moderna e raffinata, potresti rimanere deluso.