Sono trascorsi ben 7 anni dall’ultima volta che abbiamo sentito parlare di Star Ocean, ed oggi possiamo mettere le mani sul primo titolo della saga per console di nuova generazione. Dopo il successo di The Last Hope arriva sul mercato Integrity and Faithlessness ed oggi siamo qui per condividere con voi la nostra Recensione.
Il ritorno delle stelle
Nel gioco vestiamo i panni di Fidel per quasi l’intera durata dello stesso, un talentuoso spadaccino di Reslia il quale trascorre le sue giornate in una piccola cittadina. Un giorno Fidel viene chiamato in missione accompagnato dall’amica di infanzia Miki il cui scopo è di proteggere una ragazzina di nome Relia fuggita dall’organizzazione Chronos. Una delle novità più eclatanti introdotte nel nuovo capitolo della saga rispetto a The Last Hope, risiede nella possibilità di creare party da 7 membri di ruolo differente, per portare con se personaggi con abilità uniche al fine di affrontare gli epici scontri al meglio.
Ogni personaggio può salire di livello fino ad un massimo di 9 sbloccando nuove classi e abilità al fine di perfezionare l’albero ed estenderlo verso il percorso preferito. Durante l’esplorazione cosi come in battaglia possiamo contare sui personaggi secondari in grado di curarci nel caso in cui lo status sia alterato ed altri sviluppati per contrattaccare o difendere, creare una squadra equilibrata è di vitale importanza per poter superare gli ostacoli posti durante il cammino.
Il system battle
Molteplici le combo attivabili durante i combattimenti e numerose le skill da imparare e apprendere utilizzando dei consumabili sparsi per i vasti scenari, i quali consentono di incrementare la forza, la difesa ed altri aspetti. Tra le azioni che è possibile compiere vi sono il crafting dell’equipaggiamento, il rintracciamento dei tesori o la raccolta degli stessi. Il team di sviluppo ha pensato bene di introdurre la possibilità di creare il proprio equipaggiamento dopo aver assaporato a lungo il titolo, parliamo di oltre 20 ore di campagna “completa”.
Inizialmente per nostra fortuna ci viene data la possibilità di creare dei piccoli oggetti per recuperare HP o MP ma per poter dare vita a oggetti più elaborati sono richieste numerose ore di gameplay. Gli scontri avvengono in maniera lineare e fluida, dandoci la possibilità in qualsiasi momento di aprire il menu con il triangolo per poter decidere gli oggetti da utilizzare, mentre con gli altri tasti è possibile difendersi e attaccare.
Side quest e Checkpoint
La posizione strategica poco curata dei punti di salvataggio, costringono il giocatore a dover assistere nuovamente a tutte le cutscene senza poterle saltare in caso di morte, obbligando il giocatore “come giusto che sia per certi versi” a salire di livello prima di affrontare determinati boss. Se da un lato le missioni secondarie non si distaccano molto dal classico JRPG in cui bisogna raccogliere oggetti o uccidere nemici, dall’altra ci viene offerta la possibilità di accedere tramite la Cattedrale dell’Oblio a dei dungeon random, pensati per mettere a dura prova i giocatori e che serviranno per salire di livello o sbloccare oggetti esclusivi.
Se durante tutta l’avventura vestiamo i panni di Fidel, in alcuni momenti sopratutto nelle Side Quest ci viene data la possibilità di controllare seppure per un tempo limitato, altri personaggi al fine di completare le missioni utilizzando abilità ben mirate e richieste. Il tutto atto a incrementare notevolmente una longevità che già di per se è elevata, restando fedele ad un titolo che da sempre ci ha accompagnati per svariate giornate.
Anche l’occhio vuole la sua parte
Se i personaggi sono modellati e animati al meglio, nulla a che vedere con gli scenari a volte spogli e privi di vita, i quali lasciano trasparire di come il team di sviluppo abbia voluto focalizzare l’attenzione su altro, presentando distese verdeggianti, castelli e strade che richiamano la vecchia generazione. E se il comparto grafico risulta carente in queste “piccolezze”, la colonna sonora è da elogiare grazie alle composizioni epiche e solenni tipiche della saga, con la giusta varietà a seconda dell’ambientazione in cui ci si trova.
Doppiaggio in lingua inglese o giapponese con la possibilità di abilitare i sottotitoli in inglese, rendendo i dialoghi difficili da comprendere a coloro che sono radicati esclusivamente nella lingua nostrana.