Pipistrello and the Cursed Yoyo è molto più di un platform d’azione retrò: è una critica tagliente al mondo moderno mascherata da videogioco colorato e spensierato. Pocket Trap e PM Studios confezionano un’avventura 2D capace di sorprendere con un mix di gameplay dinamico, scrittura brillante e identità visiva carismatica, il tutto sostenuto da una colonna sonora firmata da Yoko Shimomura.
Un yoyo maledetto, una zia imprigionata e una città allo sbando
La storia ruota attorno a Pippit, un giovane erede della dinastia Pipistrello che si ritrova coinvolto in un evento surreale: la sua zia, anima forte e autoritaria della famiglia, finisce intrappolata in un yoyo, trasformando l’oggetto in un’arma e in un fardello. Da qui parte un viaggio che lo porterà a scontrarsi con quattro boss aziendali, simboli di un sistema urbano distorto, grottesco e profondamente corrotto.
L’ambientazione, chiaramente ispirata a metropoli post-industriali, è un personaggio vivo: ironica, decadente, piena di riferimenti politici, pubblicitari e culturali che puntano il dito contro il capitalismo sfrenato e le derive sociali del potere economico.
Il gameplay è un mix perfetto di precisione, creatività e ritmo
Il protagonista combatte e si muove con il suo yoyo, utilizzabile per attacchi diretti, colpi caricati, parate, acrobazie aeree, interazioni ambientali e meccaniche puzzle. La versatilità del yoyo è il vero cuore del sistema di gioco, che diventa sempre più profondo man mano che si sbloccano badge passivi, abilità attive e tecniche speciali.
Il level design richiama i migliori metroidvania, con zone interconnesse, scorciatoie, segreti nascosti e dungeon opzionali. La progressione è scandita in modo naturale: si esplora, si combatte, si risolvono enigmi ambientali, si dialoga con NPC assurdi ma ben scritti. Il tutto con un ritmo serrato ma mai opprimente, dove la difficoltà cresce con coerenza.
Pixel art curatissima e soundtrack da antologia
Visivamente, il gioco è un piccolo capolavoro. Lo stile pixel art evoca l’epoca Game Boy Advance ma lo supera in espressività e dettagli. Le animazioni sono fluide, le ambientazioni sono costruite con grande attenzione e ogni area ha una propria identità cromatica e tematica.
La musica composta da Yoko Shimomura accompagna ogni fase del viaggio con melodie che vanno dal rilassato all’epico. In particolare, i brani dei boss e i momenti più emotivi lasciano un’impronta duratura. È un accompagnamento che non si limita a riempire il silenzio, ma dialoga con l’azione e con le emozioni del giocatore.
Una satira mascherata da platform: intelligente, coinvolgente e diverso
Quello che rende Pipistrello and the Cursed Yoyo davvero speciale è il tono narrativo. Dietro i colori vivaci si nasconde una riflessione seria, quasi amara, sull’identità, sulla famiglia, sull’avidità e sulla struttura del potere. I dialoghi sono scritti con ironia pungente e intelligenza, senza mai cadere nella banalità. L’intero gioco è una satira camuffata da avventura, e riesce nel difficile compito di divertire mentre fa pensare.
Chi cerca solo azione e riflessi troverà un gioco solido e tecnico. Chi cerca invece qualcosa di più personale, più acuto, più strano, scoprirà un titolo indie memorabile, in grado di lasciare un segno profondo anche dopo i titoli di coda.