Gloomy Eyes è un titolo che si colloca in una dimensione unica, lontano dai canoni del survival horror o del classico gioco di paura. Qui non ci sono jumpscare o momenti pensati per spaventare a tutti i costi, ma un racconto cupo e romantico che riesce a mescolare horror, poesia e malinconia in un’avventura single-player dal forte impatto emotivo. È più vicino a una fiaba gotica che a un horror convenzionale, e questo lo rende un’esperienza rara e preziosa.
Al centro della trama troviamo due protagonisti memorabili: Gloomy, un giovane zombie timido e fragile, e Nena, una ragazza umana piena di vita e determinazione. In un mondo perennemente avvolto dalla notte e diviso dalla guerra tra vivi e non-morti, i due intrecciano un legame proibito che diventa simbolo di speranza e resistenza. Il loro viaggio per riportare la luce del sole non è solo una missione narrativa, ma anche una metafora potente sull’amore che supera ogni barriera.
Il gameplay si fonda sulla gestione alternata dei personaggi, con la possibilità di passare in qualsiasi momento da Gloomy a Nena per sfruttare le rispettive abilità. Lui, grazie alla sua natura di non-morto, può attraversare passaggi nascosti e interagire con elementi che per un umano sarebbero inaccessibili. Lei, agile e coraggiosa, raggiunge zone elevate o percorsi più complessi. Questa dinamica crea un sistema di enigmi ambientali raffinato e ingegnoso, che richiama le migliori esperienze cooperative pur restando una storia per giocatore singolo. La collaborazione tra i due diventa il cuore pulsante dell’avventura, offrendo un ritmo che alterna esplorazione, puzzle e momenti narrativi.
Dal punto di vista estetico, Gloomy Eyes è un’opera d’arte digitale. Ogni livello è concepito come un diorama rotabile, un micro-mondo minuziosamente costruito che invita il giocatore a osservare ogni dettaglio da più angolazioni. Cimiteri immersi nella nebbia, rovine decadenti, castelli gotici e boschi incantati: lo scenario è un tributo allo stile di Tim Burton, con un equilibrio perfetto tra fascino macabro e magia malinconica.
Anche il comparto sonoro svolge un ruolo fondamentale. La colonna sonora accompagna il viaggio con melodie che oscillano tra il delicato e l’inquietante, enfatizzando tanto i momenti intimi tra i protagonisti quanto le tensioni del loro cammino. A rendere l’esperienza ancora più fiabesca c’è la voce narrante del vecchio custode del cimitero, che racconta la vicenda come se fosse una leggenda sussurrata davanti a un fuoco, aumentando la sensazione di trovarsi dentro una favola oscura.
Gloomy Eyes non punta sulla longevità o sulla complessità del gameplay, ma sulla forza evocativa della sua storia e sull’atmosfera che riesce a creare. È un titolo che si vive come una poesia interattiva: lento, contemplativo, struggente, e capace di restare impresso nella memoria per il suo stile unico. Non è solo un videogioco, ma un’esperienza intima e artistica, che unisce la tenerezza di un amore proibito alla cupezza di un mondo immerso nell’oscurità. Un piccolo gioiello che sa lasciare un segno, come quelle storie malinconiche che non si dimenticano più.