Recensione e Gameplay per Dear me, I was

Dear me, I was Recensione: Poesia in movimento su Switch 2

Esistono giochi che puntano alla sfida, altri all’esplorazione. Dear me, I was… sceglie invece di parlare al cuore. In un panorama sempre più affollato di titoli rumorosi e frenetici, questa piccola avventura narrativa esclusiva per Nintendo Switch 2 si distingue con la forza del silenzio, della delicatezza e dell’introspezione. Non ci sono dialoghi, missioni, nemici da sconfiggere o finali multipli. Solo un breve cammino attraverso i ricordi di una donna, raccontato con uno stile visivo commovente e una sensibilità rara.

Un racconto senza parole che emoziona più di mille dialoghi

Il cuore di Dear me, I was… è la sua narrazione muta: non c’è una singola riga di testo, ma ogni scena, espressione e gesto comunica con forza sorprendente. Il giocatore accompagna una donna nel suo viaggio emotivo dentro se stessa, esplorando eventi passati, traumi, piccoli momenti di gioia e malinconia. È un’esperienza fortemente personale e, al tempo stesso, universale. Chiunque può riconoscersi in quello sguardo, in quella carezza, in quella stanza che custodisce un ricordo difficile da affrontare.

Il gameplay è volutamente ridotto all’osso: si interagisce con l’ambiente in modo semplice, quasi passivo. L’obiettivo non è superare ostacoli ma assorbire emozioni, vivere un racconto come si sfoglia un diario illustrato pieno di cicatrici e tenerezza.

Acquerello e rotoscoping: la poesia visiva di un team tutto al femminile

Tecnicamente, il gioco è una vera opera d’arte animata. Lo stile grafico combina acquerello digitale e rotoscoping (una tecnica di animazione in cui si disegna sopra attori reali), creando una fluidità espressiva che amplifica la forza emotiva di ogni scena. La direzione artistica è firmata da Taisuke Kanasaki, noto per capolavori come Hotel Dusk e Another Code, e il risultato è un’estetica delicata, sognante, che sembra uscita da un libro illustrato per adulti.

Il progetto è stato sviluppato da un team prevalentemente femminile, e questa sensibilità si percepisce in ogni dettaglio: c’è attenzione per il corpo, per lo spazio domestico, per i piccoli riti quotidiani che parlano della psiche umana molto più di qualsiasi parola.

Un’esperienza breve ma intensa, da vivere tutta d’un fiato

La durata dell’esperienza si aggira intorno ai 40-60 minuti. Può sembrare poco, ma in realtà è perfetta per il tipo di racconto proposto. Dear me, I was… non ha bisogno di ore per colpire: lo fa nei primi cinque minuti e non ti lascia più fino alla fine. Una volta conclusa l’avventura, resta il silenzio. E una sensazione di risonanza emotiva che pochi giochi riescono a offrire. Il prezzo contenuto (meno di 10 euro) rende ancora più facile consigliare questo titolo, anche a chi di solito non si avvicina al mondo indie o ai giochi narrativi.

Dear me, I was… è una dichiarazione d’intenti: il videogioco può raccontare emozioni profonde anche senza parole, può affrontare tematiche intime con rispetto e poesia, può essere accessibile a tutti pur mantenendo un’identità forte e coerente. Non è un titolo per chi cerca gameplay elaborati o rigiocabilità, ma per chi vuole sentire qualcosa di autentico, anche solo per un’ora. Un piccolo miracolo narrativo che, nella sua semplicità, lascia il segno. E dimostra che i videogiochi, quando vogliono, sanno parlare una lingua universale: quella del cuore.