Beat ’Em Up Collection: QUByte Classics è una raccolta pensata per i nostalgici del genere picchiaduro a scorrimento orizzontale, un tuffo negli anni ’90 che propone sette titoli provenienti da piattaforme diverse come SNES, Mega Drive e Amiga. Il valore di questa collezione sta nel suo spirito conservativo, perché permette di riscoprire giochi ormai dimenticati, alcuni dei quali mai pubblicati ufficialmente in occidente. Tuttavia, il risultato finale è altalenante e destinato soprattutto a un pubblico specifico: appassionati di retrogaming disposti ad accettare difetti strutturali pur di rivivere quell’epoca.
Il pacchetto include First Samurai, Second Samurai, Iron Commando, Legend, Sword of Sodan, Gourmet Warriors e The Tale of Clouds and Winds, ognuno con il proprio stile, ambientazione e approccio al combattimento. Titoli come Iron Commando e Legend cercano di replicare la formula di Final Fight e Golden Axe, con un ritmo serrato e ambientazioni variegate, ma il gameplay appare rigido, con un’intelligenza artificiale spesso ingiusta e collisioni imprecise.
Sword of Sodan, nonostante il fascino visivo, è probabilmente il punto più debole della raccolta, con una lentezza esasperante e animazioni poco fluide che rendono l’esperienza frustrante. Al contrario, Gourmet Warriors riesce a divertire grazie a uno stile volutamente esagerato, mentre The Tale of Clouds and Winds, ispirato alla mitologia cinese, offre un’esperienza più libera, quasi da action-adventure, con esplorazione e finali multipli.
Dal punto di vista tecnico, la collezione propone funzionalità moderne come il rewind, i filtri CRT, il supporto ai controller e la possibilità di personalizzare i comandi, rendendo i giochi più accessibili. Tuttavia, l’interfaccia non è particolarmente curata: i menu sono essenziali, l’emulazione non è sempre fluida e in alcuni casi si percepisce un input lag fastidioso. Anche il comparto sonoro, pur mantenendo le tracce originali, manca di pulizia e potrebbe risultare stancante durante lunghe sessioni.
Uno degli aspetti positivi è certamente il rapporto qualità-prezzo. Offrire sette giochi al prezzo di un indie moderno è una scelta che può attirare facilmente i collezionisti, anche se la qualità non è uniforme. Non ci sono contenuti extra di rilievo, come interviste o dietro le quinte, né una vera contestualizzazione storica: tutto è lasciato alla memoria del giocatore. Questo rende la raccolta poco interessante per chi si avvicina per la prima volta a questi titoli e si aspetterebbe una presentazione più curata.
Beat ’Em Up Collection è un’operazione pensata per un pubblico di nicchia, un prodotto che fa leva sulla nostalgia ma che mostra evidenti limiti sia nel gameplay che nella qualità delle conversioni. Non è una collezione indispensabile, ma per i fan irriducibili del genere e i retrogamer più appassionati può rappresentare un’occasione per rispolverare un passato lontano con tutti i suoi pregi e difetti.