Bearly Brave Recensione: Il rouguleike incontra il Deckbuilding

Bearly Brave è uno di quei titoli che sanno ingannare deliberatamente il giocatore. L’estetica colorata, il negozio di giocattoli illuminato da tinte calde e gli orsacchiotti dall’aria innocua costruiscono una facciata rassicurante che viene rapidamente smontata non appena il sipario si alza sul vero cuore dell’esperienza. Dietro quell’apparenza gentile si nasconde un gioco duro, calcolato e sorprendentemente profondo, capace di fondere con grande intelligenza deckbuilding a turni e struttura roguelike senza mai risultare derivativo.

La cornice narrativa funziona più di quanto ci si aspetti. Ogni notte, a serrande abbassate, il negozio diventa l’arena di un torneo spietato, in cui i giocattoli combattono per guadagnarsi una posizione migliore sugli scaffali, unica possibilità per essere scelti e trovare finalmente una casa. Toby, il protagonista, è un orso gentile e riluttante, trascinato in questo sistema crudele da Boris, figura disturbante che incarna perfettamente la logica cinica del mondo in cui vivono. La storia non punta su colpi di scena complessi, ma riesce a dare peso emotivo alle battaglie, trasformando ogni scontro vinto in qualcosa di più di un semplice progresso meccanico.

Sul piano del gameplay, Bearly Brave esprime il meglio di sé nella libertà concessa al giocatore. Ogni run è diversa, costruita su nemici casuali, ricompense variabili e una quantità enorme di sinergie possibili. Il sistema di carte è progettato per premiare la sperimentazione, spingendo a combinare effetti, accumulare bonus e costruire catene di abilità che, se ben orchestrate, portano a risultati quasi esagerati. Le run più memorabili sono quelle in cui una strategia fragile, nata quasi per caso, evolve fino a diventare una macchina devastante, capace di ribaltare situazioni apparentemente senza via d’uscita.

La varietà è uno dei pilastri dell’esperienza. Tra carte abilità, armi, effetti passivi, caramelle consumabili, ricompense dei boss e patch di modifica, il mazzo non smette mai di evolversi. Il negoziante Grimble rappresenta il fulcro di questa crescita: è qui che si acquistano nuove carte, si potenziano quelle esistenti, si eliminano gli elementi inutili e si scolpisce lentamente una build coerente. Il gioco non punisce in modo arbitrario, ma richiede attenzione costante, pianificazione e capacità di adattamento, rendendo ogni scelta significativa.

L’equilibrio tra accessibilità iniziale e complessità avanzata è gestito con grande cura. Le prime ore permettono di assimilare le meccaniche senza frustrazione, mentre la difficoltà cresce in modo progressivo e naturale, mettendo alla prova anche i giocatori più esperti. La presenza di diversi livelli di difficoltà, mazzi iniziali alternativi e una modalità infinita garantisce una longevità notevole, rendendo ogni nuova partita una sfida autentica e mai davvero prevedibile.

Anche dal punto di vista visivo, il contrasto è una scelta precisa e riuscita. Gli orsacchiotti sono stilizzati e adorabili, ma il contesto li trasforma in combattenti disperati, creando un tono inquietante e coerente con la filosofia del gioco. Il comparto sonoro accompagna l’azione con discrezione, senza mai sovrastarla, aumentando la tensione nei momenti chiave e lasciando spazio alla concentrazione strategica.

Bearly Brave riesce così a costruire un’identità forte, capace di parlare agli amanti della strategia profonda, del deckbuilding creativo e delle esperienze che sanno sorprendere dietro una maschera apparentemente innocua. Un gioco che mette alla prova curiosità, pazienza e voglia di osare, lasciando al giocatore la soddisfazione rara di vedere una strategia nascere dal caos e funzionare alla perfezione.