Clair Obscur Expedition 33: Da zombie e cliché steampunk a capolavoro senza tempo

Clair Obscur Expedition 33 è ormai considerato uno dei videogiochi più affascinanti e significativi del 2025. Con milioni di copie vendute, una colonna sonora che domina le classifiche e un comparto artistico che ha conquistato critica e pubblico, il gioco ha ridefinito cosa significhi unire narrazione e gameplay. Eppure, pochi conoscono la verità sulle sue origini radicalmente diverse.

Hai già visto il Prototipo di Clair ObscurExpedition 33?

Un inizio tra cliché e atmosfere già viste

Il primo concept di Clair Obscur nasceva come action RPG tradizionale, ambientato in un mondo in rovina dominato da catastrofi sovrannaturali, zombie, alieni e estetica steampunk. Il progetto, allora noto con un titolo provvisorio e provvisto di un sistema di combattimento ancora grezzo ma già promettente, si rifaceva agli archetipi horror e sci-fi più noti. Un impianto narrativo basato su sopravvivenza, battaglie disperate e atmosfere cupe: efficace, ma privo di identità autentica.

La svolta: un nuovo linguaggio per raccontare l’umano

Il cambio di rotta è arrivato in modo netto. I creatori si sono resi conto che il progetto, per quanto funzionale, non comunicava nulla di profondo. È a quel punto che il team ha deciso di abbandonare i canoni del genere per inseguire una visione più intima, artistica e filosofica. La nuova ambientazione trae ispirazione dall’Europa della Belle Époque, con città sognanti, scorci poetici e ambienti che sembrano usciti da un dipinto. Ogni scelta, ogni pennellata digitale, è diventata parte di una narrazione visiva ed emotiva.

Un combattimento strategico che parla con lo stile

La trasformazione non è solo estetica: il sistema di combattimento ha subito un’evoluzione radicale. Oggi è a turni, strategico e profondo, ma integrato in una messa in scena cinematografica che esalta ogni azione, trasformando le battaglie in coreografie drammatiche e coinvolgenti. Ogni mossa ha peso, ogni personaggio una storia, ogni scenario una simbologia. È l’esatto opposto dell’approccio iniziale, dove l’azione divorava il senso.

Un trionfo nato dal coraggio di ricominciare

Il pubblico ha colto con entusiasmo la ricerca di significato che anima Expedition 33. Non si tratta solo di un videogioco, ma di una riflessione sulla memoria, sulla fragilità e sulla bellezza. Un’opera che ha osato distruggere la propria forma per trovare una nuova anima. E il successo non è stato solo iniziale: il gioco è supportato da patch regolari, bilanciamenti intelligenti e ascolto costante della community, senza mai snaturare la visione iniziale.

Gli sviluppatori hanno scelto di non correre verso un sequel, preferendo perfezionare ogni dettaglio dell’esperienza attuale. Ma le porte restano aperte. Forse un giorno si tornerà a esplorare quell’universo post-apocalittico abbandonato, magari con la maturità narrativa conquistata. Oppure si darà vita a qualcosa di totalmente inedito, con lo stesso spirito che ha dato origine a Clair Obscur.

Clair Obscur Expedition 33 è la prova che il videogioco può essere poesia. Quando si ha il coraggio di rinunciare a ciò che vende per seguire ciò che vibra, nascono le opere che restano. Non solo da giocare, ma da sentire.