Nel corso dell’ultima assemblea degli azionisti di Square Enix, un intervento inaspettato ha riportato sotto i riflettori un tema caro ai fan più nostalgici: il futuro del combattimento a turni nei grandi franchise della casa giapponese. Un investitore ha chiesto apertamente se Dragon Quest e Final Fantasy torneranno a proporre meccaniche più tradizionali, prendendo come esempio il recente Expedition 33, RPG a turni che ha saputo sorprendere positivamente critica e pubblico.
Square-Enix tornerà ai giochi a turni?
La replica da parte dell’azienda non ha tardato ad arrivare. Square Enix ha confermato di conoscere Expedition 33 e di apprezzarne il successo, ma soprattutto ha colto l’occasione per chiarire una posizione precisa:
“I giochi di ruolo basati sui comandi rappresentano una parte essenziale della nostra identità. Continueremo a produrre titoli che ne custodiscano lo spirito.”
Un’affermazione che suona come una dichiarazione d’intenti in un’epoca in cui molte grandi serie giapponesi stanno sperimentando formule action sempre più spinte. Final Fantasy XVI, ad esempio, ha abbracciato una direzione spettacolare e frenetica, allontanandosi dalle scelte tattiche e dalla riflessione che caratterizzavano i capitoli storici.
Ma il pubblico non ha dimenticato. L’affetto verso i sistemi a turni resta vivo, e l’attenzione ricevuta da giochi come Octopath Traveler, Bravely Default II e ora Expedition 33 dimostra che c’è ancora fame di strategia, ritmo lento e scelte ponderate. Non si tratta solo di nostalgia, ma di una diversa filosofia di gioco, ancora attuale.
Square Enix, che negli anni ha saputo innovare senza rinunciare alla propria anima, sembra ora voler riaffermare il valore del passato come bussola per il futuro. Se ciò significhi un ritorno al turno anche per i prossimi Final Fantasy o Dragon Quest è ancora presto per dirlo, ma il messaggio è chiaro: il gioco a comandi non è morto, e il suo cuore continua a battere nel profondo dello studio che l’ha reso celebre nel mondo.