Shantae and the Seven Sirens: Recensione, Gameplay Trailer e Screenshot

Era l’anno 2002 quando WayForward porto su Game Boy il suo Shantae, un platform in pixel art nel quale si vestiva i panni di un genio. Il successo del titolo porto alla nascita di una serie, la quale conta attualmente ben 5 titoli, disponibili su tutte le piattaforme.

Dopo aver trascorso del tempo in sua compagnia, quest’oggi vogliamo condividere con voi la Recensione di Shantae and the Seven Sirens, il quale riprende la storia dalla fine di Shantae Half Hero Genie, con il medesimo stile grafico ma una ventata di aria fresca per quanto riguarda le meccaniche di gioco.

Shantae and the Seven Sirens Recensione

In Shantae and the Seven Sirens il giocatore veste nuovamente i panni di Shantae, la quale si recherà in vacanza con suo zio ed amici su un’isola, dopo aver ricevuto l’invito del sindaco di una cittadina, in occasione di un Festival sui geni ai quali dovrà prendere parte.

Giunta sull’isola Shantae farà la conoscenza di altri geni, le quali hanno ricevuto il medesimo invito e provengono da vari villaggi e regni, ma nella giornata della loro esibizione sul palco qualcosa non va come previsto ed i geni scompaiono nel nulla, ad eccezione naturalmente di Shantae.

Ed è qui che inizia l’avventura, Shantae dovrà scoprire cosa si cela dietro al misterioso evento, salvare e riportare a casa le sue amiche, vedendosela con le Streghe del Mare. I

Il titolo come anticipato propone il medesimo stile grafico del precedente capitolo, il quale rivoluziono la saga passando dal pixel art ad un comparto grafico più moderno e colorato.

Le meccaniche di gioco sono le stesse che da sempre contraddistinguono il titolo, un platform a scorrimento 2D nel quale il giocatore assume l’aspetto di Shantae, dotata di varie abilità e gadget che vengono acquisti nel corso dell’avventura, oltre la sua fidata chioma con la quale potrà eliminare gli avversari.

Il mondo di gioco è suddiviso in villaggi presso i quali fare acquisti, ristorarsi e commerciare carte a labirinti ricchi di insidie, da nemici a trappole mortali oltre svariati segreti da svelare.

Forzieri da aprire contenenti gemme preziose, oggetti da rompere e manufatti da recuperare. Eliminando i nemici non si ottiene solo la valuta locale da spendere nei negozi per l’acquisto di nuovi oggetti o consumabili ma anche delle carte rappresentanti il nemico sconfitto.

Le carte possono essere collezionate, vendute o acquistate presso appositi commercianti. Ogni qual volta salverete un differente genio verrete ricompensati con la sua abilità di mutazione, la quale permetterà a Shantae di assumere l’aspetto di un differente animale, con il quale accedere a zone inizialmente inaccessibili, come ad esempio i fondali oceanici, passaggi bloccati da massi, piattaforme sopraelevate e cosi via dicendo.

Dopo aver salvato un genio vi verrà inoltre richiesto il recupero di una pietra di fusione, che vi garantirà un ulteriore abilità, il ballo del genio che avete ritrovato, il quale vi permetterà di azionare meccanismi elettrici, curare se stessi, causare un terremoto o far comparire oggetti celati nello scenario.

Naturalmente non mancano all’appello boss da sconfiggere al termine di ogni dungeon, ognuno di essi con un punto debole e un sistema di attacco differente, nonostante siano tutti semplici da sconfiggere.

In termini di difficoltà difatti il titolo appare fin troppo accessibile rispetto i precedenti capitoli, abbassando di molto l’asticella come si suol dire, rendendo dunque l’avventura completabile da chiunque.

In termini di longevità il titolo si attesta sulle 9 ore circa, qualora decidiate di dedicarvi anche all’esplorazione di ogni singolo luogo presente negli scenari, meno ore invece per portare a termine solo la storia principale.

Sul fronte grafico come anticipato il gioco offre lo stesso stile del predecessore, un 2D cartoonesco condito da animazioni e cutscene in stile Anime, con doppiaggio in inglese e sottotitoli in italiano.

Il tutto accompagnato da una colonna sonora piacevole da ascoltare e ritmata, che da sempre del resto ha contraddistinto la saga. La presenza di caricamenti solo in specifiche zone e la scelta di rendere il mondo di gioco lineare piuttosto che suddividerlo in livelli, porta in Shantae and the Seven Sirens una ventata di aria fresca.

Purtroppo però la ripetitività la fa da padrone, spesso vi ritroverete a compiere le medesime azioni per l’intera durata dell’avventura, alla risoluzione di enigmi ambientali simili tra loro al recupero di specifici oggetti per alcuni personaggi.

In qualsiasi momento poterete accedere al menu di pausa dove consultare la mappa dei vari labirinti, gli oggetti consumabili e la collezione di carte dei vari mostri incontrati, carte che potranno essere sia vendute ai collezionisti che acquistate.

Shantae and the Seven Sirens alimenta indubbiamente la rigiocabilità prima dello scontro finale, permettendo ai giocatori di accedere ad ogni zona ed ottenere tutto ciò che è possibile raccogliere una volta sbloccate le abilità.

Portando a termine l’avventura purtroppo non verrete lasciati liberi di esplorare ma la partita verrà ricaricata dall’ultimo punto raggiunto, ciò obbliga dunque il completista a fare tutto prima della battaglia finale.

Il titolo rende giustizia ad una saga tanto amata e seguita da tempo, a dimostrazione di come Shantae abbia ancora molto da offrire in termini di novità e divertimento.

Shantae and the Seven Sirens Gameplay Trailer