Le avventure grafiche hanno sempre conquistato un posto speciale nel cuore dei videogiocatori, da Broken Sword a Monkey Island. Quest’oggi, su gentile concessione di King Art Games, vogliamo condividere con voi la nostra Recensione di Black Mirror. Pubblicato per la prima volta nel 2003 su PC, torna con un reboot.
Black Mirror Recensione
Nel gioco vestiamo i panni di David Gordon, costretto a convivere con un’antica maledizione, che grava sul suo casato. Ambientato nel 1926, Gordon torna a casa, una dimora che non ha mai visto prima d’ora e nella quale non è mai vissuto.
Suo padre è scomparso da poche settimane e per motivi legali, David è costretto a partecipare alla riunione di famiglia, in una magione invasa dalle ombre anche in pieno giorno. Qualcosa di molto pericoloso si aggira per la tetra dimora, il nostro compito è quello di svelare il mistero, raccogliendo indizi, interrogando i presenti ed esplorando i dintorni dell’edificio.
La storia che ruota attorno alle vicende di David Gordon appare fin da subito tesa, oscura e avvincente, in un mondo dove l’oscurità la fa da padrone, costringendoci a confrontarci con i fantasmi del nostro passato, i quali hanno segnato profondamente la vita del protagonista.
Nonostante Black Mirror si presenti come un’avventura grafica dallo stile oscuro, ricorda vagamente Alone in the Dark, il gameplay è stato adattato ai tempi moderni, con la gestione del personaggio in terza persona tramite lo stick analogico, e la presenza di scene interattive composte dai classici Quick Time Event.
La gestione dell’inventario e l’interazione con gli oggetti su schermo, sono tipici delle avventure attuali, con un pizzico di retro per gli amanti delle avventure punta e clicca. Alcuni degli enigmi nei quali ci siamo imbattuti nel corso dell’avventura, ci hanno costretto a vagare per la dimora alla ricerca di oggetti utili per la loro risoluzione.
L’obiettivo in Black Mirror, è quello di esplorare tutte le stanze della dimora, interagendo con i personaggi ed oggetti e sopravvivendo alle visioni, facendo luce sulla maledizione che si posa sulla vita di Gordon e che ha costretto il padre a suicidarsi.
Black Mirror purtroppo non è in lingua nostrana, ma vanta del supporto dei sottotitoli, presentando a volte problemi di sincronizzazione tra l’audio e il testo. La maldestra traduzione dei monologhi di David, ci pone a volte, di fronte a sottotitoli tutt’altro che appropriati.
Una delle traduzioni che ci ha fatto sorridere, risiede nella presenza dell’opzione Vattene piuttosto che torna indietro o esci, durante l’osservazione ed esame di un oggetto raccolto. L’inquadratura e la gestione della camera, non sempre brillano di luce propria, obbligandoci ad assistere all’allontanamento di David dall’inquadratura, conferendoci la sensazione di vedere il tutto da una prospettiva celeste, o per meglio dire oscura.
I movimenti del personaggio durante gli spostamenti, risultano tutt’altro che realistici, con la sensazione di trovarsi su un pavimento bagnato, apparendo poco responsivi, impacciati e legnosi. Non mancano all’appello cali di frame e caricamenti eccessivi tra una stanza e l’altra, che rompono la magia di una trama oscura e coinvolgente.
Ottima la longevità del titolo, la quale come ogni avventura grafica che si rispetti, ci trasporta in un mondo oscuro, malvagio e misterioso, il tempo necessario per immergerci pienamente nell’atmosfera del gioco, e per conoscere al meglio sia il protagonista che gli altri membri della famiglia.
Nel corso dei dialoghi o durante gli eventi, è possibile decidere quale azione compiere, tra l’interazione con un determinato personaggio, al proseguimento senza destare il minimo sospetto, nel tentativo di spiare le conversazioni altrui.
Nulla da ridire per la colonna sonora, la quale, si sposa alla perfezione sia con le tetre ambientazioni che con i singoli eventi presenti. Black Mirror è un’esperienza videoludica che si lascia giocare, nonostante sia affetto dalle problematiche citate, portandoci ad esplorare da cima a fondo ogni singola stanza della dimora.